Bachi Armando, figlio di Ottavio e Virginia Mariani, nasce a Verona il 17 gennaio 1883. Risiede a Parma ed è coniugato con Ines Bassani. Generale di Divisione del Regio Esercito viene fatto prigioniero a Torrechiara (Parma) il 17 ottobre 1943. Detenuto a Milano, viene poi deportato nel Campo di concentramento di Auschwitz il 6 dicembre 1943 (convoglio partito da Milano e Verona – trasporto n° 12). Arriva l’11 dicembre 1943 e viene ucciso lo stesso giorno.
Note: Gazzetta Ufficiale riporta come data di morte il 30 gennaio 1944.
Fonti: I nomi della Shoah, Libro della Memoria, Gazzetta Ufficiale, Archivio Segreto Vaticano.
Tratto dal progetto WikiANED–Memoria Quotidiana (autore del progetto promosso da Aned Verona – con il sostegno della Regione Veneto – Dennis Turrin, dottore in scienze storiche, di ANPI Verona e collaboratore ANED Verona) – pubblicato su Instagram di ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.
17 gennaio 1883
Nasce Armando Bachi
Nato a Verona, Armando Bachi è stato un militare di carriera: generale di divisione, si distinse durante la Prima guerra mondiale, fu poi di stanza a Ravenna e insegnante alla scuola di guerra di Torino. Il 31 dicembre 1938 fu congedato a seguito dell’emanazione delle leggi razziali in quanto di famiglia ebraica, decidendo di trasferirsi a Parma, dove vivevano alcuni parenti. Dopo l’occupazione tedesca della Penisola e l’inizio delle deportazioni, Bachi e la sua famiglia si nascosero a Torrechiara di Langhirano (PR), presso un (ex) collega e amico fraterno di Armando, ma il loro nascondiglio fu presto scoperto: il 17 ottobre 1943 Armando Bachi e il figlio Roberto di 14 anni furono catturati dalle SS e rinchiusi nella prigione di Salsomaggiore (PR). Trasferiti a San Vittore, Armando fu ripetutamente torturato, tanto da necessitare un ricovero a Niguarda nel corso del quale rifiutò di scappare per non abbandonare il figlio. Poche settimane più tardi furono entrambi deportati: il 6 dicembre partirono dal binario 21 della stazione di Milano, l’11 arrivò ad Auschwitz: questa sarà anche la data della morte di Armando, che in quanto anziano e giudicato inabile al lavoro, venne avviato immediatamente alle camere a gas. Anche Roberto sarebbe morto ad Auschwitz qualche mese più tardi, non si conosce la data esatta.
Alla loro memoria, a Parma, sono dedicate due pietre d’inciampo.