Scala Teresa Marisa, nasce a Verona il 13 novembre 1919. Casalinga, viene arrestata a Torino nel settembre 1944. Deportata da Milano il 23 novembre 1944 nel Campo di concentramento e transito di Bolzano. All’arrivo, il 24 novembre 1944, gli viene dato il numero di matricola 6678 e viene assegnata al Blocco F Celle. Liberata a Bolzano il 29 aprile 1945.
Fonti: Archivio Aned Verona, Venegoni.
Tratto dal progetto WikiANED–Memoria Quotidiana (autore del progetto promosso da Aned Verona – con il sostegno della Regione Veneto – Dennis Turrin, dottore in scienze storiche, di ANPI Verona e collaboratore ANED Verona) – pubblicato su Instagram di ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.
13 novembre 1919
Nasce Marisa (Teresa) Scala
“Si ricordi, signor Avvocato, che l’ironia è la dignità di una donna libera.”
Sono le parole con cui Marisa Scala, il cui vero nome era Teresa, risponde all’avvocato di Michael Seifert che tenta in ogni modo di minarne la credibilità e screditarne la testimonianza nel processo che vede ‘il boia di Bolzano’ imputato (6 novembre); testimonianza che si rivelerà invece decisiva per la condanna all’ergastolo di Seifert.
Marisa Scala nasce a Verona, in una famiglia orgogliosamente antifascista (il fratello minore, Remo, sarà anch’egli partigiano e deportato a Dachau, sopravvivendo) tanto che il padre perde il lavoro a causa del suo rifiuto di tesserarsi al partito, e qui trascorre i primi vent’anni della sua vita. Nel 1939, con la famiglia, si trasferisce a Torino, dove trova lavoro come impiegata, ma, soprattutto, dove entra in contatto con gli ambienti legati a Giustizia e Libertà. Questo legame la porterà a entrare nella Resistenza come partigiana, almeno fino all’agosto ’44, quando è arrestata e imprigionata prima a Torino e poi al campo di transito di Bolzano, dove, accusata di aver trasmesso informazioni all’esterno del campo, trascorre quaranta giorni nelle celle, luogo di ‘dominio assoluto’ di Seifert e Sein: saranno proprio quei terribili quaranta giorni il fulcro della testimonianza di Marisa al ‘processo Seifert’.
A Bolzano Marisa rimane fino alla liberazione del campo, avvenuta negli ultimi giorni di aprile del ’45.
Muore nella sua Torino nel gennaio 2019, all’età di 99 anni.