Meneghetti Egidio, nasce a Verona il 14 novembre 1892. Di mestiere docente universitario, viene arrestato a Padova il 7 gennaio 1945. Deportato da Padova il 24 marzo 1945 nel Campo di concentramento e transito di Bolzano (Polizei – und Durchgangslager Bozen). All’arrivo, gli viene dato il numero di matricola 10568 e viene assegnato al Blocco Celle infermeria.
Fonti: Venegoni.
Tratto dal progetto WikiANED–Memoria Quotidiana (autore del progetto promosso da Aned Verona – con il sostegno della Regione Veneto – Dennis Turrin, dottore in scienze storiche, di ANPI Verona e collaboratore ANED Verona) – pubblicato su Instagram di ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.
4 marzo 1961
Muore Egidio Meneghetti
Il nome di Egidio Meneghetti è imprescindibile per quanto riguarda la storia della Resistenza veneta, ma ricopre un ruolo di primissimo piano anche per quanto riguarda l’università italiana e in particolare per la farmacologia, suo ambito di studi.
Nato a Verona il 14 novembre 1892, qui cresce e compie i primi studi, fino al trasferimento a Padova dove si laurea in medicina. Dopo aver combattuto volontario, distinguendosi sul campo, nella Prima Guerra Mondiale, intraprende la carriera accademica presso l’ateneo patavino, ma al contempo si dedica all’attività politica clandestina, in quanto antifascista, nelle fila di Giustizia e Libertà e poi nel Partito d’Azione. Già scienziato di fama mondiale, alla caduta del fascismo assume la carica di pro-rettore insieme a Concetto Marchesi e partecipa anche alla nascita del CLN veneto, entrando nell’esecutivo militare.
Il 16 dicembre ’43, nel primo bombardamento di Padova, perde la moglie Maria e la figlia Lina: il trauma è terribile, tanto che Meneghetti si estranea per un periodo dalla lotta politica. Tornerà, dopo pochi mesi, anche a causa della morte del suo compagno e amico Silvio Trentin, giurista antifascista, morto per l’aggravarsi della malattia cardiaca in seguito all’arresto e alla detenzione a Padova da parte della polizia fascista, trasformando l’Istituto di Farmacologia nel centro dell’antifascismo veneto.
Arrestato nel gennaio ’45 e duramente interrogato dalla ‘Banda Carità’, viene poi trasferito al lager di Bolzano, dove rimane fino alla Liberazione, riuscendo a sfuggire alla deportazione nei lager nazisti d’oltralpe.
Tornato a Padova, riprende l’attività politica (entra nel PSI allo scioglimento del PdA) e, soprattutto, viene nominato Rettore della storica Università. Non dimentica, però, quanto vissuto durante la Resistenza che racconta anche in versi di poesia dialettale, ed è fra i fondatori dell’Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, di cui sarà presidente sino alla morte.
A Verona gli sono dedicate una via, una scuola e la Biblioteca centrale del polo scientifico dell’Università di Verona.