Meloni Pietro, figlio di Giovanni, nasce a Sestu (Cagliari) il 23 novembre 1899. Di mestiere installatore, è coniugato con Rosa Tosoni. Viene arrestato a Verona il 12 ottobre 1944 e detenuto presso il Palazzo INA (sede del Comando Generale SS e Polizia di Sicurezza – Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des Sicherheitsdienst / B.d.S Italien). Viene poi trasferito nel Campo di concentramento e transito di Bolzano (Polizei – und Durchgangslager Bozen). Su disposizione del BDS di Verona (Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD – Comandante della Polizia di Sicurezza e Servizi di Sicurezza), viene deportato nel Campo di concentramento di Mauthausen il 20 novembre 1944 (trasporto n° 104). All’arrivo, il 21 novembre 1944, gli viene assegnato il numero di matricola 110326 e viene classificato come deportato per motivi precauzionali (SCH – Schutzhäftlinge). Il 6 dicembre 1944 viene trasferito a Gusen (campo satellite di Mauthausen). Muore a Gusen il 13 febbraio 1945 e viene sepolto nella stessa località in fossa comune.
Fonti: Archivio Aned Verona, Archivio Tibaldi, Venegoni, Libro dei Deportati, Pappalettera, Archivio Segreto Vaticano, Ministero della Difesa.
Documenti tratti da The Arolsen Archives online collections – 1318918 / Meloni Pietro (Gusen).

Tratto dal progetto WikiANED–Memoria Quotidiana (autore del progetto promosso da Aned Verona – con il sostegno della Regione Veneto – Dennis Turrin, dottore in scienze storiche, di ANPI Verona e collaboratore ANED Verona) – pubblicato su Instagram di ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.
22 luglio 1944
Arresto di Pietro Meloni
Nato a Sassari l’11 ottobre 1906, cresce nella città sarda fino all’età di leva, quando sceglie di arruolarsi nei carabinieri. Destinato alla zona di Crema (CR), qui conosce Enrica Baroni, che sarà sua moglie. Successivamente Pietro è assegnato alla caserma di Baggio (MI), stabilendosi a Rho, nell’hinterland del capoluogo lombardo, e qui nascono i due figli della coppia, Sergio e Giuseppe.
La carriera di Meloni prosegue fino al grado di vicebrigadiere e la vita della famiglia scorre serena, pur nella tempesta della dittatura e della guerra, fino a una giornata estiva del 1944, quando Pietro è sospettato di sovversione politica e, di conseguenza, arrestato. Tradotto a San Vittore, vi rimane tre settimane, riuscendo anche a far pervenire una cartolina alla moglie, poi è trasferito al campo nazista di Bolzano, da cui invierà clandestinamente altre due lettere: saranno le sue ultime notizie a Enrica e ai suoi figli.
Pietro Meloni è deportato a Flossenbürg con il trasporto 81 (WikiANED 5 settembre) ed è immatricolato con il numero 21505. Le terribili sofferenze lo segnano rapidamente e, dopo soli quattro mesi, Pietro Meloni muore, il 7 gennaio 1945.
Oggi una pietra d’inciampo ne ricorda il sacrificio a Rho, dove viveva.
Si ringrazia la nipote Carmen Meloni per la segnalazione.
23 novembre 1899
Nasce Pietro Meloni
Pietro Meloni (‘Melloni’ in alcune fonti) è stato un operaio, un finanziere, un membro del II Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Verona e, soprattutto, un convinto comunista. Nato poverissimo a Sestu (CA), nella Sardegna rurale, a sette anni inizia a lavorare nei campi, imparando a leggere e scrivere praticamente da autodidatta. Il suo impegno è premiato e, giunta l’ora della leva obbligatoria, riesce ad arruolarsi nella Guardia di Finanza, in cui rimane fino a quando è congedato a seguito di una ferita riportata in servizio: la pensione assegnatagli non è sufficiente per vivere, quindi Meloni emigra in Francia. Qui conosce Rosa Tosoni, che sarà l’amore della sua vita, con cui condividerà tutto, compreso l’arresto e la deportazione.
I due aderiscono al Partito Comunista e, a seguito dell’occupazione tedesca della Francia nel ’40, aderiscono alla Resistenza transalpina. Il pericolo diviene però troppo grande, tanto che la coppia sceglie di tornare in Italia, a Verona, città natale di Rosa, dove non viene meno l’impegno politico. Pietro rappresenta il PCI nel III CLN, nato nell’estate ’44 dopo l’arresto di tutti i membri del II CLN avvenuto pochi mesi prima, ma è difficile combattere il nazifascismo in quella che è, a tutti gli effetti, la ‘capitale’ dell’occupazione nazista in Italia, dove le SS hanno la sede di tutto il loro sistema repressivo: arrestato insieme alla moglie il 12 ottobre ’44, i due sono portati al Palazzo INA, dove ha il suo ufficio la massima autorità nazista in Italia, Wilhelm Harster, e dove moltissimi cittadini vengono incarcerati e torturati. Ne escono un mese dopo, quando sono avviati a Gusen, da cui Pietro non farà più ritorno, ucciso nel marzo del 1945. Rosa riuscirà invece a sopravvivere e tornare a Verona, portando avanti l’impegno nelle istituzioni democratiche veronesi per tutta la vita.
Nel 1955, il Comune di Verona ha assegnato a Pietro Meloni la Medaglia d’Oro alla memoria per il suo contributo nella lotta di Liberazione.