Nel biennio 1943-1945, Verona si trasforma in un grande carcere, da dove i prigionieri saranno poi deportati verso i campi di concentramento.
Nella città scaligera erano stati acquartierati alcuni centri nodali nazifascisti, come l’ex Palazzo INA in Corso Vittorio Emanuele II (ora Corso Porta Nuova), dove si trovava la sede del Comando Generale SS e Polizia di Sicurezza – Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des Sicherheitsdienst / B.d.S Italien, e da dove passarono, rinchiusi nelle celle dei sotterranei, antifascisti, partigiani o chiunque risultasse avverso al regime nazifascista.

Come luoghi di detenzione vennero poi utilizzati i forti costruiti dagli austriaci nel 1838 sulla collina veronese e che i nazifascisti, nel periodo repubblichino, adibirono a prigioni (Forte San Leonardo, Forte San Mattia, Forte Santa Sofia e Forte San Procolo).




Altri luoghi di pena furono in quel periodo il Carcere degli Scalzi, Palazzo Corridoni a Porta Vescovo, l’ex caserma dei Carabinieri al Teatro Romano (divenuta caserma delle Camicie Nere – sede dell’UPI – l’Ufficio Politico Investigativo in Piazzetta del Redentore – ora Piazza dei Martiri della Libertà), la Caserma della Milizia in Via San Vitale, le “Casermette di Montorio” (ora Caserma Duca), dove aveva sede il 40° Battaglione Mobile della Guardia Nazionale Repubblicana comandato da Ciro di Carlo, le Scuole Sanmicheli (ora Scuola Duca d’Aosta) di Via Trezza ed altri edifici scolastici.



Di recente individuazione, come luogo di detenzione e transito prima della deportazione (quasi esclusivamente per ebrei), è il Campo di concentramento di Montorio. Gli ebrei ivi internati provenivano, secondo la corrispondenza inviata alle famiglie da alcuni internati (rintracciata da studiosi locali), da un altro luogo scaligero di detenzione poco conosciuto denominato Palazzo Ponte Cittadella (o Distaccamento Cittadella) e che aveva come indirizzo Ponte Cittadella n° 5 (si tratta dell’edificio che si trova tra Volto Cittadella e Via Pallone).

