Aldegheri Carlo, nasce a Colognola ai Colli (Verona) il 22 febbraio 1902. Dopo l’arresto, viene trasferito da Verona nel Campo di concentramento e transito di Bolzano (Polizei – und Durchgangslager Bozen). All’arrivo, gli viene dato il numero di matricola 8062 e viene assegnato al Blocco A.
Fonti: Venegoni.
Tratto dal progetto WikiANED–Memoria Quotidiana (autore del progetto promosso da Aned Verona – con il sostegno della Regione Veneto – Dennis Turrin, dottore in scienze storiche, di ANPI Verona e collaboratore ANED Verona) – pubblicato su Instagram di ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.
22 febbraio 1902
Nasce Carlo Aldegheri
Se leggessimo la storia di Carlo Aldegheri in un romanzo o la vedessimo in un film, probabilmente la riterremmo poco verosimile per la quantità di luoghi visitati, di esperienze vissute, di pericoli scampati. Nato poverissimo nella provincia veronese, per sopravvivere si arrabatta fra il lavoro di calzolaio e attività al limite dell’illegalità. Iscritto al Partito Socialista nel 1920, due anni dopo è costretto a espatriare in Francia per sfuggire alla povertà e alle violenze fasciste. Qui, nella cittadina di Antibes, sposa la causa anarchica ed è ferito da un connazionale fascista durante una manifestazione.
Internato come sovversivo, nel ’32 si sposta nuovamente, va in Spagna, dove conosce e sposa Anita Canovas Navarro, cui resterà legato per tutta la vita.
Nel ’36, con l’‘alzamiento’ del Generale Franco inizia la Guerra Civil, cui Carlo partecipa come volontario, ovviamente nelle fila delle Brigate Internazionali. Dopo la sconfitta (1939) ripara in Francia, ma l’anno dopo è a Dunkerque, dove cade prigioniero dei tedeschi ed è internato per sette mesi in un campo di concentramento. Riconsegnato ai francesi, che lo internano, su richiesta delle autorità italiane Carlo è rimpatriato nella sua Verona, da cui era partito venti anni prima. Condannato a cinque anni di confino, fugge dall’ospedale in cui è ricoverato a causa delle ferite riportate in un bombardamento, raggiungendo Caldiero (VR) ed entrando nel CLN locale. Nuovamente arrestato dai tedeschi nel settembre ’44, è deportato a Bolzano, ma non in Germania, salvato dalla sua vecchia attività di calzolaio che torna a esercitare all’interno del campo.
Dopo la liberazione si ricongiunge con Anita e la figlia Primavera, deciso a rimanere nella sua Verona, ma la delusione per le mancate epurazioni e le ristrettezze economiche in cui viene nuovamente a trovarsi, convincono lui e la moglie a emigrare, stavolta definitivamente e molto più lontano: in Brasile. Al di là dell’oceano gli Aldegheri riescono a garantirsi un discreto benessere economico e, negli ultimi decenni del ‘900, iniziano a frequentare alcuni giovani anarco-punk di San Paolo, in una sorta di ‘passaggio di consegne’ fra generazioni così diverse eppure unite dalla comune fede politica.
Muore a Guarujèè il 4 maggio 1995. Nella cittadina brasiliana gli sono dedicati nel 2010 una biblioteca e un centro di studi libertari.